Io vorrei anche fregarmene degli attentati, delle morti, delle vittime più o meno innocenti, non solo di quelle di ieri. Come tutti, tra l’altro, solo che non tutti ne sono consapevoli. Io di tanto in tanto vorrei dire che questo è un mondo di merda, che l’abbiamo fatto noi così e che però non doveva per forza essere così, e che tra l’altro ciò che penso o faccio io alla fine dei conti non ha alcuna importanza. Ogni giorno muoiono migliaia di persone per morte violenta e senza essersela andata a cercare. Succede anche in Europa, come non succedeva più da decenni, certo, ma allora? È andata così, siamo nati al crepuscolo della nostra vecchia, decadente civiltà europea, e lo abbiamo capito prima ancora di essere nati, e ce lo ricordano tutti questi pirla che ci invitano ad essere smart, flessibili, e però buoni e bravi, perché siamo tutti chiamati alla ricchezza e al successo, tranne quei coglioni che lavorano al McDonald e a quei fascisti che guidano i taxi e a quella casta di privilegiati che sta 10 ore al giorno in uno stanzino di merda in un ufficio pubblico o in un trenino della metro. Loro non sono come noi, giovani laureati che devono ancora riscoprirsi coglioni, e quindi non dobbiamo solidarizzare con loro. Dicono questo, i pirla, convintissimi di essere antropologicamente superiori alle masse di cretini che sono chiamati a sovrintendere per diritto di nascita e censo.
È un mondo talmente di merda che quando si prende in mano un iPhone risuonano gli slogan da precondizionamento huxleyano che da un lato ci ricordano di rimanere affamati e pazzi (queste frasi del cazzo da diciottenne sui social) e dall’altro ci fanno partire la sequenza del ragazzo qualsiasi che si inventa la tecnologia del futuro in un garage. Mai una volta che affiori in mente il buio umidiccio di un’enorme fabbrica in Estremo Oriente, dove migliaia di uomini e donne stanno col capo chino a ficcare plastica e platino o chissà cosa in un guscio di 13.8*6.7cm, con una mascherina e niente giorni di malattia (ma tranquilli che pure a noi vogliono dare e ci stanno dando il benservito, perché i nemici sono quei tizi agli occhi a mandorla e dobbiamo competere con loro, e questa cosa si chiama pure “gioco a somma positiva”).E pensare che un tempo il nemico della nostra civiltà erano i comunisti, questi totalitarismi impersonali che da Rostock a Vladivostok offendavano la dignità e la libertà umana, dicevano, ma che grazie a Dio e al Polacco sono stati sconfitti dalla Storia (ma certamente). Inutile dire che le cose erano un pochino più complesse, ma tant’è. Con la fine del comunismo è arrivata la fine della storia (ma certamente al quadrato) e la crisi della socialdemocrazia, che dove non è stata scaricata dai borghesi, ha dovuto scaricare i lavoratori, nel nome della nuova (cioè, vecchia, ottocentesca) morale neoliberale. Insomma, oggi mi viene da pensare che come civiltà ce lo meritiamo di essere i bersagli dell’odio di gente che crede in un dio il cui profeta scopava le bambine, altro che nuova umanità, sorti magnifiche e progressive, civiltà del lavoro, uguaglianza e proletari di tutto il mondo unitevi, per carità, mandati avanti a suon di voucher, di purghe, di gulag e, anche nelle socialdemocrazie trionfanti anche grazie alla paura del comunismo, di liste d’attesa, di case popolari tutte uguali (brutali e disumane, ci dicevano i babbi dei pirla di cui sopra), di enormi ospedali e case di riposo, di contratti nazionali, di scioperi generali, di corporativismo à la Austro-scandinava, di quella strana forma di democrazia onnipresente che chiamavamo e chiamiamo “partitocrazia”.
Siamo sopravvissuti, come civiltà, alla minaccia e all’attrattiva dell’Oriente Rosso (e lasciamo perdere il fatto che l’Oriente Rosso esiste ancora e, sebbene non lotti propriamente assieme a noi, ha almeno un miliardo e trecento milioni di cittadini i cui standard di vita aumentano lentamente ma inesorabilmente e, se cresce del 6% all’anno, si considera in crisi, mentre noi lottiamo per gli zerovirgola) ed ora ci becchiamo questo Oriente farlocchissimo, coi video hollywoodiani di propaganda, alla Micheal Bay, e fatto di gente che si crede scelta da Dio e che pratica prostituzione minorile, roghi, distruzione di monumenti e siti culturali, e assassinio di correligionari non allineati. Roba che avevamo anche noi, in Europa, si chiamava Chiesa Cattolica, e mobilitava molte più anime, molte più risorse, educava i futuri sovrani e la classe dirigente di mezza Europa coi suoi gesuiti, occupava in maniera egemonica e totalitaria tutto l’esistente, al punto che gli Stati che si facevano guerra portavano tutte le insegne della stessa fede, adottavano tutti lo stesso codice immaginifico del cristianesimo cattolico e (più o meno) romano: “Dio e il mio diritto” marchiato sul bronzo dei cannoni dei re di Francia, la Santissima Vergine Maria nominata Generalissimo delle armate d’Austria e del Sacro Romano Imperatore e portata pertanto sul verso delle loro bandiere reggimentali, e i conquistadores spagnoli che portavano la vera fede nelle Americhe mentre i multiculturalissimi tercios la difendevano nelle Fiandre.
Dopo aver sconfitto, umiliato, annesso la Chiesa cattolica, ora ci tocca questa pallida imitazione dei conflitti del Seicento.
E tutto perché alcuni pirla avevano deciso che bisognava rimuovere Saddam Hussein e gli altri sanguinari dittatori mediorientali, e poco male se nel processo si ammazzano qualche migliaia di questi scopacammelli. Beh, non è andata come speravano. E adesso il conto lo paghiamo tutti.
Ed è più o meno quando realizzo questo, che mi rendo nuovamente conto che sono sempre le masse di soliti stronzi a pagare gli errori di valutazione (se valutazione la si può chiamare) di pochi pirla che hanno anche il lusso di avere altri pirla che parlano dello scontro di civiltà e di invasioni a fare da specchietto delle allodole (oltretutto senza neanche riuscire a superare il 15%, per quanto sono più pirla della media) e per renderci mediamente più stupidi e incapaci di prendere coscienza della forza che abbiamo e che ci lega al lavoratore cambogiano e al disoccupato egiziano molto più di quanto potremo mai essere legati alla nostra classe dirigente e alle nostre fintissime tradizioni decrepite.
È qui insomma che mi rendo conto che nessun fatalismo mi potrà mai fare accettare che il nostro piccolo mondo, che per quanto squallido è comunque il solo che abbiamo, debba stare indefinitivamente e ineluttabilmente nelle mani di chi chiaramente non è degno di gestirlo e che non ha mai fatto nulla per farlo progredire e migliorare se non dare comandi confusi, almeno negli ultimi decenni.
Posso accettarle come fatto compiuto, sì, ma non ci sto davvero a rassegnarmi alle morti di ieri o di tutte le altre notti come inevitabili o storicamente necessarie. Ma soprattutto, non posso neanche lontanamente accettare che una qualsiasi morte non naturale, come quella per il terrorismo islamico, possa un giorno coinvolgere me o le persone che conosco, o i luoghi che frequento o le città che ho visitato. Ho un rifiuto ideologico della morte in quanto tale, figurarsi se posso accettare anche le sue forme più innaturali e più vane (perché vane sono le morti commesse nel nome di un Califfato morente e destinato alla sconfitta sul campo, sconfitta che non arriverà mai troppo presto). Ed il motivo è che la maggioranza assoluta di noi poveri stronzi, che tutto siamo meno che innocenti (nessun uomo è innocente, diceva giustamente mio padre senza neanche far riferimento alle categorie religiose di peccato), non ci siamo portati su noi stessi le enormi sciagure che siamo chiamati ad affrontare nella nostra vita quotidiana o nei nostri complessi mentali, ché tanto pure quelli condizionano la nostra vita di ogni giorni. Non siamo innocenti, ma non siamo neanche responsabili. E a ricordarmi che saremo sempre tragicamente coinvolti nei modi più impensabili, mentre scrivevo questo pippone, mi sono interrotto per rispondere alla chiamata di una ragazza svedese che da ieri pomeriggio non riesce a mettersi in contatto col suo fidanzato italo-canadese in vacanza a Nizza.
Sono sempre più convinto che il socialismo rimanga l’unica idea attuale e attuabile per trasformare il mondo in cui viviamo nel mondo che vogliamo. Sempre più convinto che le nostre piccole volontà e energie individuali, singolarmente poco più che patetiche e tali non solo a partire dalla recente globalizzazione, se messe assieme possano essere la forza trainante della civiltà umana, ancora una volta. Sono sicurissimo che il socialismo, che non è solo un’idea politica, ma è anche un sistema di valori, sia la risposta alla crisi che viviamo. E sono convinto che le persone che sanno quel che io so, siano tante e sempre di più, ed ancora maggiori sono quelle che sono pronte a pensarlo e a decidersi in tal senso, se solo tale offerta venisse loro proposta. Su questo, io che mi vanto di essere un crudo realista, ho un ottimismo tale da sembrare ingenuo.
E però sono pur sempre cosciente di essere un uomo, con una volontà individuale e capacità personali piccole e patetiche, e che se anche avessi una volontà di ferro, che ho la presunzione di avere per le cose che mi importano davvero, non so dove indirizzarla perché non so neanche da dove cominciare.
Da qui nascono la frustrazione, il timore, la rabbia, e questo sfogo.